Il fiume Saraswati
- Femi
- 12 mar 2020
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Gli inni del Rig Veda dedicati a Saraswatī la citano come un possente fiume dalle acque creatrici, purificanti e nutrienti; la teoria più accreditata al riguardo è che questo antico fiume fosse costituito dal vecchio percorso dell'attuale fiume Yamuna, che scorreva per un tratto parallelamente al fiume Indo sul letto dell'attuale fiume Ghaggar-Hakra, per andare a sfociare nel Rann di Kutch, che all'epoca era parte integrante del Mar Arabico.
Lungo il corso del Saraswatī sarebbero quindi nate e sviluppate le civiltà Harappan e Saraswati-Sindhu; le più antiche tracce di scrittura note in India sono state proprio trovate nelle rovine delle città che costeggiavano l'antica via fluviale. È stato ipotizzato che proprio il ruolo svolto dal fiume nello sviluppo della lingua scritta abbia ispirato l'associazione della dea come personificazione della conoscenza e delle arti della comunicazione.
Tra il XXe il XVII secolo a.C., il fiume cambiò il suo corso a causa dell'attività sismica sul suo percorso, e lo Yamuna divenne un affluente del Gange, mentre alcuni suoi affluenti confluirono nell'Indo, riducendo notevolmente la portata d'acqua del fiume; seguendo lo spostamento del fiume, gran parte della popolazione che abitava le sue rive si spostò nella valle del Gange. I testi vedici più tardi parlano del fiume che sparisce al Vinasana (letteralmente, "la sparizione"), e confluisce nel Gange come fiume invisibile.
Secondo alcune interpretazioni la moderna sacralità del Gange gli deriva anche dalla presenza in esso delle acque dell'antico fiume Saraswatī, donatore di vita.
L’energia vibrazionale di Saraswatī In termini contemporanei potremmo dire che le sue acque un tempo si informatizzavano energicamente e positivamente, grazie alle cerimonie sacre degli abitanti della Valle dell’Indo, alle tecniche yogiche dei saggi Rishi e in via generale al sapere vedico che viene ancora trasmesso dalla civiltà hindū a tutta l’umanità.
In questo senso l’uomo vedico avrebbe compreso ancor prima della contemporanea “fisica quantistica” e degli studi sull’acqua condotti dallo scienziato giapponese Masaru Emoto, come l’energia si possa diffondere e qualificare proprio attraverso il suono e la parola e, ancor prima delle scoperte odierne sull’inconscio, come il pensiero emozionale stesso possa appunto caratterizzarla, indirizzando o, per meglio dire, informatizzando e influenzando di fatto la materia circostante e, allo stesso tempo così indirizzare la propria stessa vita.
Per l’India, pertanto, come osservava analogamente Giordano Bruno in Occidente e come stanno rilevando anche appunto, nell’ambito scientifico, i recenti studi della ‘fisica quantistica’, “è il pensiero che genera la materia, e non viceversa”.

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