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cos'è un' Asana

  • Femi
  • 27 feb 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

L’asana è un simbolo, un simbolo attraverso il quale avvicinarci e connetterci con la nostra natura divina, ma anche un simbolo/sintomo di quelli che sono i condizionamenti e gli stereotipi che più influenzano il nostro vivere.

Ed ecco che vediamo praticare ad occhi aperti, direi di più, spalancati, in quella illusione di controllo dell’esterno che è ansia costante.

Per contro, chi gli occhi non li apre proprio mai, in un’ostinazione a tenere l’esterno lontano e separato.

Solo in apparenza sono due comportamenti opposti, rivelano in realtà la stessa paura invalidante.

Una delle difficoltà più grandi la ritroviamo nel muovere il bacino, difficoltà prevalentemente femminile e mentre osserviamo che, nello spazio protetto di una lezione, di un seminario- protetto in quanto luogo/spazio senza giudizi, senza estranei, senza critiche – quando richiesto gli uomini si lasciano andare ad esplorare i movimenti del proprio corpo, del proprio bacino, con giocosità, si divertono ed emozionano, assaporano appieno la libertà di potersi muovere liberamente – segno questo che gli uomini subiscono come le donne condizionamenti e stereotipi ma, a differenza di queste, non li introiettano così profondamente da autocensurarsi in ogni circostanza.

Le donne hanno spesso introiettato così profondamente stereotipi e condizionamenti da vivere a volte una richiesta come quella di mobilizzazione del bacino con disagio e rifiuto- resistenze che hanno la consistenza di una gabbia – non si danno il permesso di lasciarsi andare alla gioia del proprio corpo – da qualche parte emerge il divieto – non sta bene, non è per bene, non si fa.

E il conflitto, per lo più inconscio, è evidente sui volti – sono i visi di chi vorrebbe lasciarsi andare ma non sa come fare – tutto è trattenuto – il bacino è pronto a muoversi, a “ridere”, ma da dentro, da quel dentro che è così poco dentro da essere mentale e completamente disconnesso dai saperi atavici, arrivano i pensieri censori – non sta bene, non è per bene muovere il bacino – e il bacino non si muove - sono talmente introiettati questi schemi censori che non si traducono in pensieri consci, si traducono piuttosto in rigidità muscolari, articolari, dolori mestruali – fino alla comparsa di sintomi gravi; il bacino non si muove – come potrebbe con una tale barriera censoria? Il bacino è in gabbia!

Quelli che sembrano dettagli minimi sono in realtà portatori di grandi differenze – c’è un abisso ad esempio tra “fare” l’Asana o “entrare” nell’Asana o ancora meglio “divenire” l’Asana.

Questo richiamo che potrebbe sembrare la pignoleria di un’insegnante bucolica, stravagante, che si “sente” gatto quando ne realizza la forma – qualunque persona sa bene di non essere un gatto – in realtà è la sottile differenza che c’è tra praticare ginnastica o essere immersi con rispetto gioioso in una filosofia antica e profondamente saggia che realizza l’essere parte del tutto – non un concetto – bensì una realizzazione piena- siamo parte dell’universo e nello stesso tempo così scollati dalla nostra natura eterna – tutto nella realtà in cui viviamo immersi ci dice che dobbiamo preoccuparci solo di noi stessi - l’altro veniamo socialmente educati a vederlo come un avversario, un antagonista, persino un nemico- qualcuno con cui competere, da sfidare, su cui prevalere.

Viviamo divisi gli uni dagli altri, non percepiamo il pianeta nostra casa altrimenti non lo feriremmo come invece facciamo.

Ecco che “fare” l’Asana mantiene intatto questo scollamento – io sono io – separato da tutto il resto. Eseguo una posizione, che sia il gatto, la montagna, l’albero ma si tratta semplicemente di gesti che il mio corpo compie e di cui sento l’effetto fisico – estensione piuttosto che forza ecc.

Se divento l’Asana, sono la forma che il corpo assume, non c’è più separatezza – sono il gatto, sono l’albero, sono la montagna, ma sono anche il coccodrillo, la locusta, il guerriero – ecco che l’esperienza cambia completamente, esploro tutti i miei aspetti e con me l’universo – non ci sono più confini – percepisco di essere parte del tutto – sento il continuo divenire – la vita che scorre in me è anche locusta, è anche guerriero – i movimenti diventano naturalmente più fluidi e le sensazioni non sono più solo fisiche – la gioia si espande.

L’esperienza diventa arricchente in ogni istante, diventa l’archetipo vissuto e riconosciuto.

Il passaggio successivo avverrà naturalmente, andare oltre l’archetipo affinché il vissuto di ognuno di noi sia totale; questo può avvenire quando diveniamo consapevoli del modo in cui ogni archetipo si realizza in noi.


 
 
 

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